Tavola Periodica - Le ossa del drago
STAND UP FOR AFRICA 2023. RACCONTARE LE MIGRAZIONI
L'intervento ha previsto la realizzazione di un collage a parete di cianotipi all'interno dello spazio C.U.R.A. (ex Ospedale di Santa Maria della Misericordia) nel centro storico di Poppi (AR), con il contributo attivo di 3 classi dell'istituto scolastico del borgo casentinese. Il progetto è stato cofinanziato Comune di Poppi, Fondazione CR Firenze nell'ambito del bando "Spazi Attivi" e dalla Regione Toscana.
A cura di Pietro Gaglianò
Le ossa
Santi con la spada, l’iconografia cristiana ne conta pochi e ancora più rari sono quelli ricordati come uccisori di draghi: oltre la popolazione di San Giorgio, tra gli altri, c’è San Donato. Anzi ci sono due San Donato, entrambi vissuti nel IV secolo dopo Cristo, coincidenza che complica la ricostruzione delle loro vicende. Uno dei due (o forse entrambi) sconfisse una creatura mostruosa che infestava, pare, la Valdichiana. Le ossa del santo, non sappiamo bene quale dei due ma sicuramente il sauroctono, sono oggi venerate nella Basilica di San Donato a Murano. Qui ci sono anche le altre ossa, quelle del drago, sospese alle spalle dell’altare e adorate non dalla fede popolare ma dai turisti statunitensi che attraversano la laguna per ammirarle e fotografarle, ignorando disinvolti i mosaici lapidei che impreziosiscono la chiesa. Si tratta, come è facile intuire, dei resti di uno scheletro di balena che hanno attraversato i mari e i secoli per dare vita a un immaginario fantastico, ormai trasferito dalla cifra eroica e religiosa che l’ha generato a quella turistica e disneyana di oggi. Le ossa della balena, e quelle dal drago alle quali sono mitologicamente avvinte, riemergono in Toscana nel progetto che Fargo ha realizzato nell’ambito di questa edizione di SUFA. L’artista ha realizzato un nuovo passaggio della sua ricerca raccolta sotto il titolo di “Tavola periodica” che nelle ultime fasi ha assunto una declinazione osteologica. In questo progetto convergono l’interesse di Fargo per la sperimentazione dei materiali e delle tecniche, il lavoro sull’osservazione della natura e sulla restituzione delle sue forme, la pratica pedagogica e relazionale. La costruzione dell’impronta di un corpo si muove tra riferimenti biologici e capacità immaginativa. Un pezzo dopo l’altro, tra scheletro, membrane e altri apparati, prende forma un essere che sfugge a qualsiasi classificazione scientifica, si compone di parti di animali umani e non umani e ci ricorda in che modo una balena può diventare un drago, o viceversa.
La comunità
L’opera di Fargo (pur mantenendo salda l’identificazione dalla propria posizione autoriale) comprende spesso come fattore costitutivo la presenza di altre persone, chiamate ad agire sull’opera in una cornice laboratoriale che asseconda la vocazione educativa dell’autore e esalta le inclinazioni e le capacità dei partecipanti. Nell’aprire ad altri, adulti e bambini, lo spazio della composizione, l’artista fa echeggiare i processi di mitopoiesi che alimentano la cultura sociale; è nella coralità, nella pluralità di voci che condividono lo stesso habitat, nella trasformazione dei racconti in immagini che vengono al mondo le storie di esseri come le balene o i draghi, o come la creatura che ora abita su una parete nel centro storico di Poppi. Qui sono intervenuti gli studenti e le studentesse della scuola secondaria di primo grado della cittadina e, con la guida dell’artista, hanno sperimentato aspetti tecnici e poetici della creazione di un’opera. L’esito, pensato espressamente per lo spazio architettonico che lo accoglie, porta con sé il movimento di questa espressione collettiva e appartiene alla comunità in un modo du- plice: per la sua permanenza in un edificio con funzioni pubbliche e per l’intervento operativo dei giovani cittadini che hanno contribuito alla narrazione.
La cura
Il progetto di Fargo ha preso forma nei locali dell’ex ospedale di Poppi, rinnovati per essere restituiti alla comunità come Spazio CU.RA, un luogo destinato ad attività che coinvolgano la popolazione in un percorso condiviso di creazione culturale, conservazione della memoria e progettazione del futuro. Questo campo semantico non è estraneo alla ricerca di Fargo che ha lunga esperienza di pratiche in luoghi di cura e che, soprattutto, intravede nell’esperienza dell’arte una possibilità terapeutica e di comunicazione tra le persone che vivono situazioni critiche, un’area franca di espressione di cui, come artista, si fa catalizzatore. A Poppi tornano tutte queste linee del suo lavoro, arricchite dalla specifica storia dello spazio e dall’uso della radiografia come strumento che appartiene sia alla sfera dell'indagine clinica sia a quella della ricerca artistica. Le opere nate in seno a “Tavola periodica” riportano dall’inizio l’interesse per un'osservazione scientifica delle forme naturali e biologiche, espresse in cartografie articolate che giocano su un continuo movimento dello sguardo, dalla visione microscopica alla mappa satellitare, e sullo scarto percettivo che ne deriva. Nelle esperienze più recenti, e spiccatamente in Casentino, per Tavola Periodica - Spazio CU.RA, dove Fargo ha trovato alcune vecchie radiografie, le morfologie dello scheletro sono diventate protagoniste, anche in forza dell’assonanza tra le lastre e le possibilità aperte dalla cianotipia.
Il Blu di Prussia
È da questo blu, intenso e scuro, che deriva il termine cianotipia (in greco antico ‘kianos’ si traduce come ‘blu’), tecnica di stampa fotografica attorno alla quale Fargo tesse il progetto “Tavola periodica”, annodando tutti gli aspetti: processuale, relazionale e formale. La rapidità della cianotipia e la relativa semplicità esecutiva, per lo meno di alcune fasi, garantiscono la partecipazione di persone prive di speciali competenze. La versatilità della tecnica permette all’artista di dispiegarla su qualsiasi superficie, di reinventarla in base alle sue esigenze e di introdurre anche alcune variabili che ampliano lo spettro cromatico e arricchiscono i riferimenti al mondo naturale. Il Blu di Prussia rimane però il colore che caratterizza la gran parte delle opere di Fargo, una Tavola periodica che si espande e affianca alla canonica raccolta degli elementi chimici la straordinaria ricchezza del mondo naturale, visibile e immaginabile, e la complessità delle relazioni umane.
Pietro Gaglianò
*testo estratto dal catalogo
STAND UP FOR AFRICA 2023. RACCONTARE LE MIGRAZIONI, 2024